La comunicazione e il linguaggio è una delle abilità più importanti che caratterizza l’essere umano. Intorno ai 10-12 mesi si cominciano a dire le prime parole (mamma e papà), e raggiunti i 3 anni un bambino è un parlante a pieno titolo della sua lingua. E’ importante sapere che la comunicazione non si limita solo a quello che diciamo ma soprattutto a come lo diciamo.

Quello che recepiamo, mentre ascoltiamo e osserviamo chi ci comunica qualcosa, appartiene per un 55% alla comunicazione non verbale, un 38% alla paraverbale e un 7% alla verbale.
La comunicazione non verbale è la parte comunicativa che sfugge alla consapevolezza ed è caratterizzata da:
–Espressione del volto: attraverso il volto esprimiamo le nostre emozioni. Per essere coerenti e credibili alla componente verbale deve corrispondere l’altrettanta sfera emotiva-non verbale. Ciò che il nostro volto esprime enfatizza i pensieri, sentimenti, emozioni e sensazioni che realmente stiamo provando. Un viso ad esempio tendenzialmente poco espressivo è indice di molto controllo e può portare chi è vicino a percepire del disagio in quanto queste persone appaiono mascherate. Viceversa un viso che esprime le proprie emozioni risulta spontaneo e tende a generare maggior fiducia.
–Gestualità: si intendono tutti i movimenti che compiamo con le mani o di altre parti del corpo. Ad esempio sfregarsi le dita ripetutamente, prendere qualcosa in mano (es penna) e muoverla ripetutamente o muovere il piede ripetutamente sono tutti indici di ansia sociale e disagio.
–Postura: in situazioni in cui ci sentiamo a nostro agio tutto il nostro corpo appare rilassato e il viso è disteso mentre una postura rigida è indice di tensione corporea. Se seduti e si tende a reclinare il mento e ad impettirsi sta a significare la propria superiorità.
–Spazio interpersonale: riguarda lo spazio presente tra noi e la persona che parliamo. Nella nostra cultura la conversazione ottimale è ad una distanza di 1 metro circa, al di sotto del metro facciamo entrare solo con chi siamo in confidenza mentre al di sotto dei 30 cm entriamo nella sfera intima al quale pochissimi accedono. Rispettare questi spazi fa intuire cosa vogliamo esprimere ad esempio entrare volutamente nella sfera intima degli altri sta a dimostrare aggressività.
–Tono e voce (paraverbale): il tono alto e duro della voce esprime aggressività mentre un eloquio molto veloce sta ad indicare uno stato di ansia.
–Contatto fisico: i contatti fisici nella conversazione possono contribuire a generare intimità con chi siamo in confidenza ma aggressività con chi non lo siamo. Un esempio è toccare ripetutamente il braccio del nostro interlocutore. Questo sta ad indicare la necessità di imporre la nostra conversazione affinchè ci ascolti.
–Sincronizzazione o timing: sta a significare la giusta sincronia durante una conversazione. Quante volte vi sarà capitato di essere all’interno di una conversazione fra persone e non riuscire ad entrarci nel modo giusto. Tendenzialmente se si è passivi si farà fatica a prendersi il posto per parlare mentre essere aggressivi significa imporsi e prendersi spazio parlando sopra a ciò che viene detto dai nostri interlocutori.
–Contatto oculare: chi fa fatica a mantenerlo sta a significare passività, insicurezza o timore di essere giudicati in quello che si sta dicendo. Viceversa mantenere ininterrottamente il contatto visivo è indice di aggressività. Mentre mantenere un buon contatto oculare senza fissare ininterrottamente e senza distogliere lo sguardo spesse volte, dimostra sicurezza e interesse verso il nostro interlocutore.
Ricordarti saper comunicare è il primo modo per prevenire e risolvere le discussioni. E te ti sei mai chiesto come comunichi?
Bibliografia
Enrico Rolla (2010). Piacersi non piacere. Torino: SEI – Società Editrice Internazionale